Osservo il profilo del nonno in penombra, è già mezzo addormentato, ma io non ho sonno e quindi devo farla durare il più possibile. La storia del Gallo Castaldo può durare tre minuti o trenta, a seconda di quanti particolari si aggiungono, e io sono pronto a richiederne. Il nonno inizia, io ho le nocche già sulla testiera di legno per simulare il rumore dei cavalli al trotto. Il nonno racconta in dialetto veneto, la lingua di ogni giorno, la storia che gli raccontava suo nonno:
- C’era una volta un gallo che viveva in un pollaio. Era un gallo grande, con il petto grosso così, le penne lunghe e rosse, una cresta grande grande. Si chiamava Gallo Castaldo.
Un giorno arrivò il postino e gli consegnò una lettera.
«Wow, una lettera per me!», esclamò il gallo, «chissà chi è che mi scrive.»
Aprì la busta, si mise gli occhiali e iniziò a leggere: “Caro Gallo Castaldo, sono tuo cugino il tacchino, domenica mi sposo e sei invitato al mio matrimonio. Con questa lettera ti mando anche la lista degli invitati che abitano dalle tue parti, così, se li incontri per strada potete venire tutti assieme.”
«Un matrimonio, che bello!», esclamò il Gallo Castaldo, «Castaldina!», chiamò sua moglie, la Gallina Castaldina, «preparati che andiamo al matrimonio di mio cugino il tacchino!»
Il Gallo Castaldo si fece il bagno, indossò una giacca e il fifì, si mise persino il gel nella cresta per farla stare più dritta. Poi si fece prestare una carrozza e quattro cavalli bianchi. Intanto la Gallina Castaldina si era lucidata ben bene le penne nere, aveva preso la borsetta e si era messa pure il rossetto rosso sul becco.
Così salirono in carrozza e partirono.
I cavalli facevano cloppete cloppete cloppete cloppete…
Vicino ad un laghetto c’era un’oca che li vide arrivare e si lanciò sulla strada. Il Gallo Castaldo tirò forte le redini, «Oooohhh», disse per fermare i cavalli.
«Buongiorno Gallo Castaldo, qual buon vento?», chiese l’oca.
«Stiamo andando al matrimonio di mio cugino il tacchino»
«Un matrimonio, che bello! Posso venire anch’io?»
«Vediamo se sei nella lista.»
Il Gallo Castaldo srotolò la lista, indossò gli occhiali e iniziò a leggere:
«Gaeo Castaldo, Gaina Castaldina, Oca Badessa. Vien che te ghe si anca ti!»
Così l’oca andò a prepararsi, si mise il cappello con un fiorellino, la gonna a fru fru, l’ombretto negli occhi, salì in carrozza e partirono.
Cloppete cloppete cloppete cloppete…
Arrivarono vicino ad una fattoria dove incontrarono un’anatra. Il Gallo Castaldo tirò forte le redini, «Oooohhh», disse per fermare i cavalli.
«Buongiorno Gallo Castaldo, dove andate così di corsa?», chiese l’anatra.
«Al matrimonio di mio cugino il tacchino» rispose il gallo.
«Un matrimonio, che bello! Posso venire anch’io?»
«Vediamo se sei nella lista.»
Il Gallo Castaldo srotolò la lista, indossò gli occhiali e iniziò a leggere:
«Gaeo Castaldo, Gaina Castaldina, Oca Badessa, Anara Contessa. Vien che te ghe si anca ti!»
L’anatra, tutta contenta, andò a profumarsi, mise le scarpe da festa, un fiocco sul collo e salì in carrozza.
Cloppete cloppete cloppete cloppete…
Dal ramo di un grande albero un grosso gattone nero saltò sulla strada. Era pieno di cicatrici sul muso perché faceva sempre lotta. Il Gallo Castaldo tirò forte le redini, «Oooohhh», disse per fermare i cavalli.
«Buongiorno, che bella compagnia, dove andate così di corsa?» chiese il gatto.
«Al matrimonio di mio cugino il tacchino.»
«Un matrimonio, che bello! Posso venire anch’io?»
«Vediamo se sei nella lista.»
Il Gallo Castaldo srotolò la lista, indossò gli occhiali e iniziò a leggere:
«Gaeo Castaldo, Gaina Castaldina, Oca Badessa, Anara Contessa, Gato Petenaro. Vien che te ghe si anca ti!»
Finalmente il gatto, che era sporco e puzzava, si fece un bel bagno e, persino, si limò le unghie. Salì in carrozza e partirono.
Cloppete cloppete cloppete cloppete…
Prima del bosco incontrarono un agnellino che giocava nel prato. Il Gallo Castaldo tirò forte le redini, «Oooohhh».
«Buongiorno Gallo Castaldo, dove andate tutti assieme?», chiese l’agnello.
«Al matrimonio di mio cugino il tacchino»
«Posso venire anch’io?»
«Vediamo se sei nella lista.»
Il gallo srotolò la lista, indossò gli occhiali e iniziò a leggere:
«Gaeo Castaldo, Gaina Castaldina, Oca Badessa, Anara Contessa, Gato Petenaro, Agneo Moltòn. Vien che te ghe si anca ti!»
L’agnellino si mise i bigodini sul pelo e lo fece diventare tutto a batuffoli, indossò la cravatta e salì in carrozza.
Cloppete cloppete cloppete cloppete…
Nel bosco un uccellino volò sulla carrozza. Il Gallo Castaldo tirò le redini, «Oooohhh».
«Buongiorno Gallo Castaldo, perché così di corsa?», chiese l’uccello.
«Andiamo al matrimonio di mio cugino il tacchino»
«Wow! Posso venire anch’io?»
«Vediamo se sei nella lista.»
Il Gallo Castaldo srotolò la lista, indossò gli occhiali e iniziò a leggere:
«Gaeo Castaldo, Gaina Castaldina, Oca Badessa, Anara Contessa, Gato Petenaro, Agneo Moltòn, Oseeto del Bosco. Vien che te ghe si anca ti!»
Così attraversarono tutto il bosco e arrivarono alla fattoria del cugino tacchino. Lì era tutto pronto, con le bandierine, le torte e i pasticcini. La cerimonia fu bella e veloce. Poi ci fu una grande festa, mangiarono, bevvero, ballarono, cantarono e tornarono a casa felici e contenti. –
«Nonno me ne racconti un’altra?» chiedevo. Ma il più delle volte, arrivati a stento a questo punto, il nonno iniziava a russare.
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